Nella sinagoga di Nazareth annuncia chiaramente la sua missione. Dopo qualche accenno di sorpresa e di ammirazione, la gente comincia a criticarlo. I suoi concittadini si aspettano da lui prodigi, miracoli, segni straordinari. Essi hanno sentito raccontare quello che Gesù ha compiuto altrove e rivendicano una priorità per la sua terra di origine: Gesù prima di tutto deve pensare e operare tra loro. Non c’è fede in questi, ma ricerca di campanilismo. Gesù non cede a queste aspettative, non si abbassa a questi ricatti. Anzi annuncia come la salvezza è per tutti i popoli e riporta l’esperienza della grazia di Dio donata anche ai pagani, quando al tempo di Elia fu esaudita la vedova di Zarepta o al tempo di Eliseo fu guarito Naaman il siro. Anche oggi Gesù, parola di Dio in mezzo a noi, ci parla e ci chiede di uscire dalle logiche del mondo, dove tutto sembra in funzione del denaro, del consumo, del piacere, dell’egoismo; ci chiede di uscire dalla logica del privilegio, del campanilismo, o dell’orgoglio e dell’autosufficienza, della xenofobia, cioè della paura del diverso o di chi vive o proviene da lontano. Gesù ci chiama ad assumere i connotati di coloro che vivono la carità, dentro un amore gratuito che non conosce confini.